Attentato o attesa della Vita?
di Miriam D’Agostino (Sr Myriam)
AAttentato è una parola che ormai sentiamo ripetere spesso ai telegiornali, nei talk show, nelle tribune politiche, è quasi diventata di moda, ci siamo quasi assuefatti, per far notizia abbiamo necessariamente bisogno che si accostata a qualcosa di tragicamente rilevante.
Attentato ha la stessa radice di attenzione, di attesa, ma dall’altra faccia della stessa medaglia, tutti erano in attesa del Messia al tempo di Gesù, tutti avevano nel cuore, nella vita, nel loro quotidiano questa stessa attesa iniziata con l’annuncio dei profeti, uomini che sanno riconoscere la presenza di Dio nelle pieghe della storia, tutti erano attenti ad una attesa, ma le aspettative si sono trasformate in pretese e se ciò che attendi non è più ciò che ti fa comodo, allora si cambia e l’attesa diventa un attentato.
Nella metamorfosi dell’attesa, un passaggio obbligatorio è quello del rifiuto, nessuno vorrebbe farne esperienza eppure è così comune a ciascuno, nessuno vorrebbe sentirne il peso, la tristezza, le lacrime, le paure eppure tutti nella vita, prima o poi, siamo chiamati a passarci dentro, a vivere questa esperienza così propriamente umana.
E pensate un po’, il Dio che ci viene interamente rivelato, raccontato nell’uomo Gesù di Nazaret, figlio di carpentiere, viene rifiutato dalla stessa sua gente, dagli stessi amici suoi, dai suoi vicini di casa, dai compaesani, anche Lui entra nella dimensione del rifiuto umano, fino alla forma più estrema, quella di un tentato omicidio.
Perché ? Perché la folla cambia così rapidamente idea, cos’è che fa scattare la rabbia, la delusione, il rifiuto? Gesù porta due esempi conosciuti, Eliseo e Naaman, due racconti del libro dei Re in cui stranamente il volere di Dio, passa da altrove, non si manifesta nelle categorie di Israele, ma da terre lontane tagliate fuori, diremmo di confine, di periferia, passa per persone di Siro e Sidone, gente da cui non ti aspetteresti niente di buono, nulla da prendere in considerazione. Ebbene Gesù mette se stesso, la sua missione, la sua Parola, le sue azioni su questa stessa lunghezza d’onda e chiede occhi nuovi per poter essere riconosciuto, atteso e non attentato.
Disillude ogni pretesa, ogni lieto fine, ogni tornaconto, ogni manipolazione che tentiamo di fare di Lui, e ogni domenica ci sorprende e ci insegna a guardare oltre le evidenze, le questioni scontate, ci educa ad attendere anche nell’insperabile, anche lì dove credi che nessuno possa avere il potere di arrivare, un salmo dice “ se scendo agli inferi là tu sei” , e questo supera di gran lunga ogni nostra attesa.
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