Il pane della vita non sazia le pance, apre i cuori
di Miriam D’Agostino ( Sr Myriam)
Il pane della vita non sazia le pance, apre i cuori, apre gli occhi, la mente, fa nascere nuova vita lì dove si dà per scontato che sia tutta un’altra cosa, la ripetizione di un modello già andato in scena.
Dopo la moltiplicazione dei pani di qualche settimana fa, dopo che volevano farlo “re del panino” per avere sempre la pancia piena, Gesù si sottrae da tutto questo, si allontana e inizia un lungo discorso sul pane della vita.
Gli propongono un modello antico, una richiesta secondo l’idea preconfezionata del Dio che manda la manna dal cielo, che manda le quaglie, l’acqua, interpretando quei passi dell’Esodo secondo una categoria di ingenua magia.
Ciò che viene loro offerto in questa relazione con Lui, è qualcosa di totalmente nuovo, che sfugge alle categorie dell’appreso su Dio che ciascuno porta con se, nella pretesa di essere esaudito, una proposta di vita che implica la stria di ciascuno, l’adesione libera e responsabile di ciascuno ad un progetto vitale e vivacizzante.
In greco ci sono diversi modi per dire vita, e ciascuno ne descrive un aspetto, la vita biologica, la materialità della vita, qui il pane della vita è il pane della zoè (cfr. Gv1) , ossia della vita piena, che è relazione con il Padre.
Una vita che rigenera nella capacità di donarsi, che per chi la riceve viene messo in grado di ridonarla così come l’ha ricevuta. Una vita che crea un circolo d’amore: il dono di sé affinché l’altro abbia la vita zoè.
Il pane della vita che è la persona di Cristo è capace di rendere vitale ciò che assolutamente non sembra esserlo agli occhi dei Giudei, che attendono inermi una manna che piova ancora dal cielo, una manna che non chiede impegno partecipazione, coraggio, energia, forze, creatività da mettere in campo.
Con l’augurio in questa domenica per il Sinodo dei giovani, che ciascuno possa riscoprire il pane della vita che gli viene offerto.
Bona domenica a tutti!
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