La lode come tempo e spazio del ristoro evangelico

Lectio divina domenica 9 luglio 2017, XIV del Tempo ordinario: Mt11,25-30

Amati al di là di ogni giudizio morale
Amati al di là di ogni giudizio morale

 

La lode come tempo e spazio del ristoro evangelico

di Miriam D’Agostino ( Sr Myriam)

La lode come tempo e spazio del ristoro evangelico, la lode come tempo della gioia gratuita, della semplicità profonda di una “grazie a Dio”.

Siamo al capitolo 11 di Matteo, un capitolo in cui si apre una seconda sezione narrativa dopo il secondo discorso, quello missionario, apostolico; un capitolo in cui operativamente ci viene rivelato la spina dorsale del cristiano.

Primo dato significativo, Gesù non si rivolge mai a Dio, con i nomi di Dio con cui Israele era abituato a fare, ma con Padre: “Ti rendo lode Padre…”. Gesù esulta con il suo personale Magnificat, rivolgendosi a Dio chiamandolo: Padre!

La genitorialità di Dio Padre-Madre è ciò di cui facilmente, tutti a partire dai “piccoli”, possiamo e abbiamo esperienza in qualche misura, tutti siamo al mondo grazie ad un padre e ad una madre.

E poi, contrariamente alle proposte della nostra società efficientista, dove tutti siamo specializzati in micro-settori della vita, ma ci perdiamo in un bicchier d’acqua di fronte alla complessità del vivere quotidiano, la meravigliosa proposta del “ristoro”.

Mentre tutti ci invitano ad essere produttivi in qualche maniera, così da poter affermare di esistere, la buona notizia evangelica di questa domenica, è che il valore del nostro tempo e del nostro spazio, non è dato da quanto efficacemente produciamo, ma da quanto siamo in grado di vivere l’esperienza del ristoro.

Cisa veramente ci stanca e ci affatica? cosa veramente ci fa dire basta, non ne posso più? cosa ci tiene a penzoloni già dalle prime ore del mattino?

In questa domenica ci viene proposto di rivedere l’ordine delle nostre priorità, dei nostri tempi, dei nostri spazi, delle nostre relazioni, della nostra fertilità, perché vi è una dimensione di cui si sta perdendo il senso che è quella dell’in-utilità della lode, del ringraziamento, per la riscoperta di una fondante relazione, quella con Dio Padre -Madre.

Qual’è il metro di misura? La mitezza e l’umiltà del cuore, la fermezza di stare dritti con le proprie gambe per vivere autenticamente verso se stessi, gli altri, la vita.

Prendere il “suo” giogo significa scegliere il suo passo, il suo tempo, il suo spazio nell’ordinarietà di una giornata di lavoro. Sotto lo “stesso” giogo si può solo caminare insieme!

Buona domenica a tutti !!

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