La Risurrezione è qualcosa di In-credibile

Lectio divina domenica 8 aprile 2018: Gv 20,19-30

La Risurrezione è qualcosa di In-credibile.
La Risurrezione è qualcosa di In-credibile.

 

La Risurrezione è qualcosa di In-credibile

di Miriam D’Agostino (Sr Myriam)

La Risurrezione è qualcosa di incredibile, per ciò che nel dizionario si intende per incredibile:  agg. [dal lat. incredibĭlis]. Non credibile, difficile a credersi è per lo più riferito, spesso con valore iperbolico, a cosa che, per essere straordinaria, eccessiva, singolare, quasi non può essere creduta.

Ogni volta che il Risorto si lascia vedere, toccare, ogni volta che mangia o parla con qualcuno accade qualcosa di incredibile, che nonostante il millenario annuncio, stentiamo ancora a credere. E veniamo assaliti dai dubbi, o meravigliosamente stupiti da non avere parole per poterlo ri-raccontare.

Letteralmente questa pericope giovannea inizia con “caduta la notte”, che non è un dato temporale, ma una condizione teologica, nonostante l’esperienza e l’annuncio pasquale di Maria, i discepoli chiusi nel cenacolo sono nella notte, nel buio, non hanno via d’uscita, tutto è finito quel giorno sulla croce.

Il Risorto supera le spranghe dietro le quali abbiamo sigillato ermeticamente il nostro cuore, la nostra vita interiore, il nostro desiderio del cielo, è pronuncia una Parola accompagnata dal suo soffio vitale sulla nostra storia: “Shalom!”

Quanto abbiamo bisogno di questa pace, così vera, trasparente, totalizzante, che non è eliminazione dei conflitti ma superamento leale, dialogato, vissuto, pregato, celebrato.

Pace che rompe le rigide convenzioni del nostro perbenismo e ci impone di stare nella verità della nostra storia, delle nostre relazioni, con il nostro vissuto per il nostro futuro.

Pace che apre le porte alla speranza, alla vita protesa in avanti e non ripiegata su se stessa, pace che non ha bisogno di mettere il dito nella piaga, ma che al solo guardarle e riconoscerle si inginocchia e dichiara la sua fede.

Una pace incredibile che rompe la rigidità del nostro materialismo, del nostro “se non vedo non credo”, della nostra ricerca ossessiva di fragili sicurezze alle quali abbiamo appeso gli abiti di cui ricopriamo la nostra vita.

Tommaso, Didimo, il gemello, il nostro gemello, ha bisogno di “otto giorni dopo”, di un tempo, di un cammino, di un percorso esistenziale di vita che lo porti a riconoscere in quel saluto il Cristo Risorto, il suo Maestro, il suo Kyrios!

Auguro a tutti, in questa domenica, di ripartire da questa notte che ci abita che ha necessariamente bisogno di una incredibile pace, capace di rompere le sovrastrutture dentro le quali abbiamo rintanato il nostro saper compiere il bene.

Buona domenica a tutti!

La Risurrezione è qualcosa di In-credibile

 

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