Liberati dalla prigionia che ci fa parlare da soli
Di Miriam D’Agostino Sr Myriam)
Quante volte abbiamo sentito dire o abbiamo detto noi stessi che sì, è vero non valiamo per ciò che possediamo ma per ciò che siamo, quante volte abbiamo fatto finta di credere a questa affermazione con la pretesa sempre troppo alta di noi e degli altri attorno a noi, di avere di più, di soddisfare quella brama di possesso che ci fa riempire la pancia ma ci svuota il cuore.
Domenica finalmente avremo attraverso la proclamazione di questo Vangelo l’energia, la forza di poter uscire dalla prigione dell’avere, sempre, comunque e a tutti i costi, di più fino a rasentare il superfluo che diventa scarto.
Non è l’apologia della miseria, non è l’inno dei “poveracci”, ma la certezza che la vita non dipende dalla grandezza del nostro portafoglio o di quante azioni abbiamo comprato per garantirci un futuro che non possiamo possedere, ma che invece dovremmo imparare a desiderare.
In fondo perché abbiamo bisogno di “accumulare”? Possono esserci le più svariate risposte a questa domanda, e tra le tante io credo che sotto sotto quello che ci frega sono la sfiducia nella vita e la paura della morte.
Sfiducia nella vita, nelle relazioni, tanto che come nel passo di Luca ad un certo punto si finisce con il parlare da soli, totalmente concentrati su di se e suoi propri granai, che non ci sono sguardi, strette di mano, passeggiate al mare. Tutto talmente sterile da restare chiuso in un “granaio”.
Paura della morte e quindi l’ urgenza di avere un gruzzoletto perché non si può mai sapere cosa succederà domani, e poi gli altri i figli,mi nipoti, chi verrà dopo di noi come ci ricorderà, cosa gli avremo lasciato.
La frettolosa ricerca del superfluo ci fa smettere di desiderare la sorpresa, di vivere anche un po’ danzando e non solo in fila allo sportello della posta.
Luca non condanna la ricchezza, il lavoro onesto, la prudenza, la saggezza della formica, ma ci chiede di essere vigilanti, di essere attenti a non lasciarci imprigionare dalla soffocante puzza dei soldi, di non lasciare che il nostro “di più ” privi l’altro che ci abita accanto dell’indispensabile.
L’augurio di questa domenica credo sia quello di imparare a spostare in sacchi del nostro granaio che ci impediscono di incrociare lo sguardo dell’altro, per non fermarci al nostro ombelico ma a tendere la mano verso il vicino, per essere liberati dalla prigionia che ci fa parlare da soli.
Buona domenica a tutti!
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