L’intima presunzione di valere un po’ in più ci ruba la bellezza della diversità
di Miriam D’Agostino ( Sr Myriam)
Portiamo tutti dentro di noi la stessa intima presunzione di valere un pò in più di qualcun’altro, de nostro vicino di casa, del collega di lavoro, del compagno di classe, della signora incontrata per caso in autobus, un pò tutti dentro coviamo questa idea di superiorità nei confronti di qualcuno, con l’illusione di sentirci meglio, forse per un attimo un pò più vivi del solito.
E invece, forse dietro questa mania del primo posto, vi è solo una grande paura, paura di chi è diverso da no, paura dell’altro che non si veste come me, non cammina come me, non vota come me, non lavora come me, associando alla parola “diverso” quella di ” peggiore”.
Quanto tempo sprechiamo cosi nella logica del paragone, piuttosto che nel confronto, nell’oscura e avvilente convinzione che sia anche giusto farlo, costruendo muri di indifferenza con ogni “diverso”. Non è facile, non è una passeggiata, non è camminare su petali di rose, ma è possibile, è evangelicamente realizzabile vivere armoniosamente con le diversità dell’altro, perchè il totalmente Altro si è incarnato.
Quando smetteremo di agire, pensare, costruire o distruggere in funzione di questa paura così primordiale che ci portiamo dentro?
Luca oggi ce ne da una chiarissima risposta, quando impareremo a guardarci dentro e a riconoscere ciò che siamo in verità, senza deliri di onnipotenza, o serate di vermitudine, quando sapremo guardare alla nostra vita, alla nostra storia, al nostro tempo, al nostro oggi con occhi di Verità, di trasparenza, di bellezza.
E’ dall’ autentica umiltà che ciascuno converte il modo di guardare se stessi, gli altri, il mondo, la vita, la storia e se ci crede Dio, è questo l’unico punto di partenza che ci mette tutti prima della bandierina, tutti prima del fischio di inizio, tutti dietro la linea bianca del proprio cammino di vita.
Buona domenica a tutti!!
Sono stata attratta dal titolo dell articolo e sono rimasta incuriosita dalla tesi che la nostra smania di confermare il senso di superiorità sia l’altra faccia della medaglia della paura di chi è diverso da noi. Non ci avevo mai pensato e non so se sono d’accordo; sicuramente del diverso io ho paura, lo ammetto. Non si tratta di senso di superiorità però, bensi del terrore che deriva dalla perdita di schemi di riferimento rassicuranti…temo la povertà come l’eccessiva ricchezza, il rom come l’americano newyorkese, il comunista come il democristiano, l’ateo come il cattolico fervente. Ma non sento in questo rassicurante grado medio un senso di superiorità, bensì forse solo di vergogna e delusione per me stessa.