Madre Noemi, dalla serie B di basket, alla serie A con Dio 🔴 [Video]

Madre Noemi, dalla serie B di basket, alla serie A con Dio

Madre Noemi, badessa del monastero di Sant’Anna, racconta la storia della sua vocazione nella trasmissione “Di Buon Mattino” (TV2000) condotta da Antonella Ventre e Giacomo Avanzi. Vediamo com’è cambiata la vita di una donna che prima giocava a basket e poi è entrata in convento. ma quella vocazione. quel servizio quel gioco se l’e ‘portati anche nel volontariato.

ANTONELLA: raccontiamo chi era Madre Noemi prima di entrare e prendere i voti.

MADRE NOEMI: Madre Noemi era una ragazza molto vivace, con tanta voglia di vivere, di viaggiare ma con grandi ambizioni. Quando avevo 8 -10 anni mi chiedevo cosa avrei fatto da grande e siccome i miei genitori mi insegnavano la religione cattolica e mi avevano dato tanti libri da leggere sui santi, anche io volevo essere santa. Quindi mi chiesi: Ma come faccio? Santa Caterina d’Alessandria aveva i genitori pagani ma i miei no. Sono anche troppo cristiani. Quella non è la strada.

si ringrazia per la collaborazione, Daniela Marinelli

San Francesco che da ricco si è fatto povero ma la mia famiglia era numerosa e tutta questa ricchezza non c’era. Così decisi, quando mi regalarono la Bibbia, di prenderla ed andare in un luogo segreto a pregare. Questo sarebbe stato il mio sogno di santità.

Mentre uscivo di casa con questa Bibbia mia sorella più grande mi disse”: “Ma dove vai? Vado nel deserto a pregare.” Mi fa:”Ma sei scema?Come fai a mangiare e a vivere…”

In quel momento hanno infranto il mio sogno di santità e rientro a casa

ANTONELLA: Tra l’altro tu dicevi nel deserto venendo da Murano quindi non era così semplice da trovare

MADRE NOEMI: Per me era un luogo isolato di questa isola con delle dune di terra che erano come di sabbia. Finito questo ho puntato un altro sogno che era la serie A di pallacanestro

GIACOMO: Tutti quanti sogni alla portata di mano! Uno sogna di fare l’astronauta. Te la santa ma comunque hai scelto quel pallone lì come strada.

MADRE NOEMI: Sì perché sentivo tanta energia dentro di me, tanta voglia di fare. Sentivo qualcosa di grande che non riuscivo a decifrare bene ancora e così ho incominciato ad allenarmi tantissimo ed a puntare alla serie A. Ogni volta però che avevo una partita importante avevo anche dei ritiri importanti. I miei genitori tenevano molto alla mia educazione cristiana. Volevano che partecipassi a tutte le attività religiose della parrocchia e a volte coincidevano con le finali dei campionati italiani.

Vedevo tra virgolette come se il Signore mi fregava qualcosa, mi fregava la vita al punto che decisi dentro di me che quando avrei avuto 18 anni non sarei più andata in Chiesa. Vedevo che Dio contrastava la mia vita, mi toglieva le cose che mi piacevano o almeno questa era la mia idea di quel tempo. Finché a 19 anni, finita la maturità e dopo essermi fatta un bellissimo regalo che era buttarsi giù dal bungee jumping da 60 metri, decisi con mia cugina più piccola di un anno di fare un Interrail, cioè di girare le capitali europee con il sacco a pelo e vedere cosa succedeva. Cercavo la felicità nel fare quello che volevo io. Da Venezia sono andata verso l’est e sono tornata dall’ ovest.

ANTONELLA: E lì hai incontrato una figura molto bella, molto piccola che è Madre Teresa di Calcutta

MADRE NOEMI: Eh si, esattamente! Proprio a metà del mio viaggio, dove mi stavo divertendo facendo quello che volevo improvvisamente mi giunge la notizia della morte di Madre Teresa di Calcutta. Una persona che io stimavo tantissimo pur essendomi allontanata un po’ dalla Chiesa e che parlava tanto alla mia vita. Vedevo questa donna piccola piegata sui più poveri dei poveri e che però aveva trovato il senso della sua esistenza. Era contenta di fare quello che faceva e questo mi interrogò tutta la seconda parte del viaggio. Mi chiedevo come faccio ad essere veramente felice.

Sì,  mi sto divertendo, faccio quello che voglio ma in fondo in fondo dentro di me non lo sono. Quindi passai tutta la seconda fase ragionando su questo e facendo un po’ le prove dentro di me. Vado in discoteca: si mi diverto ma rimane un’amarezza profonda mentre pensando a lei,all’attività di donazione di sé verso l’altro mi rimaneva qualcosa di consistente.

Quando sono tornata a casa ho detto a mia mamma che volevo tornare in Chiesa, volevo capire qual era la mia strada, cosa avrei potuto fare della mia vita. Mia mamma non poteva credere a questo perché aveva visto i miei sbandamenti. Ripresi a tornare in parrocchia presso dei gruppi di preghiera che frequentavo, finché mi interrogai su quale fosse la mia vocazione.

Per capirlo bene mi mandarono a pregare in un monastero ad Offida 15 giorni. Lì non ho capito subito se era la mia strada però avevo ricevuto come un seme dentro di me,qualcosa che dovevo continuare a scoprire .

GIACOMO: Questo seme è andato avanti,è germogliato ha dato frutto.Non volevi andare più in Chiesa e ci sei andata a tutti gli effetti perché hai intrapreso questa strada.Andiamo ora in punta di piedi in quel luogo dove vivi,in quel convento di clausura a Bastia Umbra delle monache benedettine e scoprire com’è nella quotidianità la vita.

SUOR EMANUELA ZAMBIANCO: La giornata monastica è ben scandita da quelli che sono i ritmi della preghiera e del lavoro che sono riassunti dalla famosa frase “Ora et labora”.Inizia alle 5:00 del mattino con la sveglia e poi alle 5:30 con la preghiera dell’Invitatorio e dell’Ufficio delle Letture. Prosegue con le Lodi ed alle 7:00 la Santa Messa. Dalle 7:30 fino circa le 8:30 abbiamo la prima ora di Lectio Divina personale che ognuna può fare in chiesa o nella propria stanza. Dalle 8:30 fino a mezzogiorno inizia la giornata del lavoro che può essere diversificato a partire dalla coltivazione dell’orto.

Ne abbiamo uno grande che durante il periodo estivo viene aperto al pubblico e vendiamo frutta e verdura a km zero. Altri tipi di lavoro possono essere la pulizia della foresteria ,l’accudimento delle sorelle anziane alcune delle quali sono inferme ed altri comunque al servizio proprio della casa.A mezzogiorno e mezzo la preghiera dell’Ora Sesta e dopo ci ritroviamo insieme per il pranzo comunitario.

Dopo il Vespro ancora un’ora per la Lectio personale e poi alle 19:00 la cena comunitaria. Generalmente dopo viene il momento più ricreativo della giornata dove, dopo una giornata di lavoro e preghiera, ci confrontiamo sulle varie cose ed abbiamo lo possibilità di vivere insieme come una famiglia. Il Silenzio dopo la Compieta delle ore 21:00 e poi il riposo notturno.

ANTONELLA: Madre Noemi siamo entrate in casa tua,in quella che è la tua vita adesso.Abbiamo parlato di questi giorni poi diventati mesi passati in preghiera e poi la maturazione di quella che era una vocazione particolare nel senso che arriviamo proprio alla clausura.C’è un aneddoto particolare e divertente che riguarda la tua mamma.Abbiamo detto che vieni da una famiglia molto credente ed immagino che sia stata accolta bene la tua vocazione se non per il fatto che tua mamma è claustrofobica

MADRE NOEMI: Sì, esattamente. Di primo acchito quando sempre a bruciapelo ho detto che sarei entrata in un monastero di clausura mia mamma si è spaventata perché sapeva che anche io avevo preso un po’ di claustrofobia da lei. Ha subito detto: ma non puoi andare a fare qualcosa di diverso tipo dalle suore di Madre Teresa, qualcosa di vita attiva… Le dico: “Mamma ci ho pensato però sento dentro di me che è questa la mia strada”.

Dopo aver fatto quell’esperienza in monastero la mia vita doveva essere più interiore. Sempre con un’attenzione al povero ma che attingesse continuamente alla preghiera.

GIACOMO: Le reazioni attorno a te, tutto sommato, sono state positive ma c’è qualcuno che si è arrabbiato per il basket?

MADRE NOEMI: Sicuramente il mio allenatore e la mia squadra, chi stava puntando su di me. Ero arrivata in serie B, potevo sicuramente arrivare alla serie A2. Scegliere tra il mio sogno di gioventù ed una nuova vita ha sconcertato chi mi stava intorno ma non me stessa perché io ero convinta della mia scelta. Sapevo che stavo facendo la cosa migliore per me e per rispondere alla chiamata del Signore.

ANTONELLA: Abbiamo scelto di raccontare il mondo della clausura con la tua partecipazione perché un po’ tutti quanti noi abbiamo la reazione della tua mamma ovvero:”Oddio!Vai a chiuderti in un convento?” Con il servizio di Simone Nestori,con le immagini del convento, con la tua presenza qui possiamo testimoniare che, di fatto,la clausura è proprio apertura al mondo

MADRE NOEMI: Eh sì. Come diceva S Teresina di Lisieux la preghiera, la monaca di clausura è il cuore che fa muovere tutte le membra. Se questo cuore non battesse nemmeno il missionario potrebbe andare ad evangelizzare. Non si muoverebbero i piedi e le mani di chi accudisce gli altri o la bocca del predicatore. Penso che la nostra vita non sia un nasconderci, una fuga dal mondo ma un essere dentro a ciascuno per poter irradiare l’energia, la preghiera, l’amore, la solidarietà.

GIACOMO:A proposito di cuori ce n’è uno nel vostro convento che è la biblioteca. Uno scrigno di cose che vanno scoperte e messe in pratica.

SUOR MYRIAN D’AGOSTINO: La biblioteca del monastero delle benedettine di S. Anna nel tempo si è fornita di numerose collane. Al momento contiamo circa 30000 volumi. Durante il lavoro di ripristino dopo il terremoto del ’97 abbiamo ritrovato le antiche ricette di questo monastero. Sono scritte a mano su foglietti sparsi a partire dal 700.Qualche anno fa insieme ad una studiosa, un’archivista del nostro territorio abbiamo iniziato a metterle insieme ed a tradurle in un italiano leggibile perché ovviamente una grafia del 700 con un italiano antico era difficile da comprendere.

Ci sono delle piccole caratteristiche come il modo di pesare gli ingredienti perché naturalmente non utilizzavano i grammi ma tutto veniva pesato in base a delle monete del tempo. Quindi c’e il peso di un soldo, di due soldi. Oppure il tempo per poter eseguire una ricetta che era regolato dalla preghiera. Quindi c’e il tempo di un Credo se bisognava mescolare per molto tempo oppure un Gloria al Padre se era minore. Questo a significare quanto nella vita del monastero il lavoro e la preghiera diventavano un unico momento.

Una delle ricette che nei secoli si è tramandata oralmente e che poi abbiamo trovata scritta agli inizi del 700 è quella dei Tozzetti che sonoi biscotti che caratterizzano il nostro monastero. E’ una ricetta che la nostra Madre Priora da tantissimi anni continua a tramandare di generazione in generazione alle nuove sorelle che arrivano.

ANTONELLA: La ricetta dei Tozzetti, che fa parte del libro “Antiche ricette delle monache “, ci riporta al tuo nome .Madre Noemi hai scelto una parola che in ebraico significa proprio la mia dolcezza perché questa sia la tua vocazione, il tuo cammino.Sognavi di diventare santa adesso ti ispiri ad una dolcezza che vuoi portare alle tue consorelle

MADRE NOEMI: Certamente è un cambiamento profondo di vita quello di trasformare la propria adolescenza, la propria vitalità in qualcosa che sia a servizio del prossimo ,che sia tenerezza come ci chiede Papa Francesco. Anche la dolcezza vuole essere questo modo di rapportarsi con l’altro con delicatezza, con amore. Anche i dolci possono aiutarci in questo senso!!!

GIACOMO: I dolci forniscono energia e tu energia ne hai da vendere. Hai tra l’altro avuto modo di riprendere in mano quel pallone da basket tanto caro attraverso un progetto con la Croce Rossa ma anche nel tuo convento ti dai da fare. In questo periodo ci sono le olive da raccogliere, le verdure nell’orto. Bisogna mettere in campo tutte queste energie perché secondo te solo così la preghiera viene bene

MADRE NOEMI: E si le energie sono fondamentali, sono energie di vita che esprimono qualcosa di interiore. Quando una vita è in risposta alla volontà di Dio non ci sono confini, nessuno ti può fermare come è stato per me. Non c’erano barriere, io ero sicura di dove volevo andare.Anche oggi se vedo un obiettivo..vado. Se sento che è la volontà di Dio posso farlo

ANTONELLA: Noi ti ringraziamo Madre Noemi perché ci hai fatto capire quell’ora et labora che è sempre rimasto nei libri. Pensando a quelle preghiere che scandivano anche il tempo della cottura di un dolce quelle parole diventano realtà e concretezzaGrazie Madre Noemi.Un abbraccio a tutte le tue consorelle

2 Commenti

  1. sono una mamma, ho 72 anni vivo a Castellammare di Stabia, seguo il programma di cucina sul canale 31 mi appassiona tanto, seguire i vostri discorsi, e di come avete scelto questa vita monastica, sono cresciuta con le suore Carmelitane di santa Teresina del Bambino Gesù. ho avuto 5 figli adesso tutti grandi sposati, ma ad un certo punto della mia vita il Signore s’è preso un figlio, 38 anni aveva 4 figli, la mia fede mi accompagna perdere un figlio non è facile accettare, ma mi affido a Dio. Pregherò per voi affinchè le vostre preghiere arrivino a Dio prima delle mie, mi è piaciuto leggere la sua vita, e di come Dio chiama. un saluto affettuoso anche alle suore che con lei fanno il programma. P.S. seguo pure le ricette del convento san Benedetto della Sicilia.

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