Non erano tre, non erano Re e neppure Magi
di Miriam D’Agostino ( Sr Myriam)
NNon erano tre, non erano Re e neppure Magi, ma stando alle parole del testo greco dell’ evangelo secondo Matteo di questa solennità dell’Epifania, erano ” alcuni maghi venuti da oltre il Levante”.Quando meno te lo aspetti ecco arrivare una Parola completamente fuori dall’immaginario di credenze, tradizioni, di aspettative, di pretese che negli anni hai accumulato.
Tutto Israele attendeva il Messia in un modo ben preciso (cfr. Is7,14; Mi5,1; Es7,11; Ger3,15) e Matteo che scrive ad una comunità giudea sa che è da queste aspettative che deve partire per essere ascoltato, inserendo all’interno il nuovo messaggio evangelico.
Erode, nominato tre volte “re”, non è re ma un tetrarca, uno che ha si un pò di potere ma che comunque dipende in tutto dal dominatore straniero, Erode deve dar conto a Roma. Un tetrarca così affascinato dal potere che iniziò a sospettare di tutti tanto da compiere almeno 10 omicidi tra i suoi parenti, compresi i figli, per non perdere la “poltrona”; Erode il peggiore dei “re”.
Per pareggiare i conti, nella tradizione, ad un tre volte “re cattivo”, abbiamo dovuto controbattere con “tre re” buoni, i lieto fine ci piacciono tanto e quindi anche qui il bene deve vincere sul male, e abbiamo preferito scegliere la strada più comoda. Ma siamo sicuri che l’intento di Matteo fosse davvero questo? Siamo sicuri che la strada intrapresa da Matteo sia davvero la più comoda? A mio avviso, no!
Matteo parla di maghi pagani, di un numero imprecisato, che si incamminano alla ricerca di un nuovo nato che avrebbe cambiato la storia. I popoli antichi credevano che ogni volta che nasceva qualcuno, nasceva una stella, e più luminosa era la stella più importante era il neonato.
Matteo mette in cammino i peggiori dei pagani, dei maghi, dei fattucchieri, gente che si affida alla magia, gente ritenuta rifiutata da Dio, maledetta, fuori Legge; paradossalmente l’evangelista fa pellegrini verso la casa di Betlemme, i meno adatti, quelli che avremmo scartati dalla lista anche noi, quelli scomodi che forse è meglio lasciare al massimo in sacrestia.
Prefigurazione del Vangelo della Passione, in questo passo Matteo inserisce tutti quegli elementi che già ci annunciano questa storia come andrà a finire, che piega sta prendendo, che direzione e quale meta avrà.
Oro, regalità, ma non solo la regalità del bambino, la regalità di ogni bambino, del bambino che siamo stati, di quello che ancora ci abita, di quello che avremmo voluto essere, di quello che magari qualche volta ancora siamo, la regalità è il massimo della dignità, quella dignità che niente, nessuno e mai ha il diritto di toglierti, a qualsiasi “Betlemme” tu possa appartenere.
Incenso, il sacerdozio, il culto, la preghiera, il ringraziamento, la gratitudine. Vivere una vita di ringraziamento per poter vivere una vita di gratitudine, tutti abbiamo qualcuno a cui essere grati, e tutti vorrebbero avere qualcuno a cui esserlo, perchè vuol dire che nonostante tutto siamo ancora capaci di dono.
Mirra, sì è vero era l’unguento per ungere i cadaveri, ma non solo, il Cantico dei cantici ci dice che è l’olio della sposa, dell’amata, allora è anche simbolo di alleanza, di un‘alleanza che prende la forma dell‘amore, costruiamo relazioni che profumino, che abbiano il profumo della lealtà, e al tempo stesso affiniamo il nostro olfatto per poter riconoscere i tempi e i luoghi della nostra vita dove questo stesso profumo è passato.
Buona Epifania a tutti!!
Non erano tre, non erano Re e neppure Magi
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