Conversione dei cuori. Inizio della Quaresima
di Miriam D’Agostino (Sr Myriam)
Conversione non è una parola astratta, uscita fuori dalla scena della storia, ma è la condizione senza la quale nessuno di noi saprebbe dire domani. Inizia oggi il tempo nuovo della Quaresima, tempo di penitenza, conversione e rinnovamento spirituale. Tempo in cui ci vengono offerti tre buoni consigli per vivere meglio e al meglio il nostro oggi, consigli che vanno accolti per ciò che sono veramente, per la meta che ci offrono.
Digiunare solo per se stessi, significa solo fare una buona dieta, togliere quel dolcetto in più dalle nostre tavole che tanto ci fa pure male, per mettere a tacere il perbenismo religioso al quale siamo stati educati, e al quale ci siamo abituati; digiunare così non serve a nulla, e non fa di certo né conversione né cambiamento spirituale.
Digiunare ha senso solo nella condivisione del pane, inutile la privazione se non guardiamo mai al bisogno vero e reale dell’altro che ci tende la mano.
Elemosinare, riempire sacchi di cose inutili che non indossiamo più da portare alla Caritas, non è elemosina, ma è fare ordine nel proprio guardaroba che a momenti scoppia. Essere solidale con la sofferenza, con l’indigenza dell’altro, con il suo stato di solitudine, di emarginazione, di abbandono, di povertà, di disoccupazione, di precarietà, farsi carico anche solo per pochi minuti delle sue lacrime, della sua protesta, del suo sfogo, soli lì sarò solidale nell’elemosina.
Battersi il petto, alzare le mani, prostrarsi, andare a messa tutti i giorni, Via Crucis, Rosari, quante parole, parole sprecate che ci riempiono la bocca, con le quali ci illudiamo di pregare, e invece sono solo il modo migliore per camuffare il nostro mormorio interiore contro Dio e conto gli altri.
Mentre pregare è l’inutile, il senza un utile da ricavare, l’unica parola no-profit che abbiamo il diritto/dovere di esprimere nelle forme che desideriamo; è abitare nel segreto delle nostre giornate, nel silenzio delle nostre storie per andare in profondità, per scendere nei nostri inferi, lì dove anche quest’anno faremo Pasqua.
In questa quaresima siamo chiamati a fare penitenza, ossia a chiamare con il proprio nome ciò che ci abita, a ristabilire un ordine, una armonia nel caos delle nostre vite, perchè è nel caos che pecchiamo, che permettiamo al nostro egoismo di disumanizzarci, di dividerci, di metterci lontani da noi stessi, dagli altri e dall’Altro.
Siamo chiamati a conversione, ossia a renderci conto dove abbiamo sbagliato strada, dove ci siamo persi, smarriti, per ri-orientare la nostra vita alla meta pasquale, ad assumere una postura esistenziale nuova, non solo per eliminare il male, o ciò che ci fa male, ma per rimettersi sulla strada del bene.
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