Il cammino Pasquale è compiuto: Pentecoste
di Miriam D’Agostino ( Sr. Myriam)
Il cammino Pasquale che fin qui siamo state invitate a compiere accompagnate della parola di Dio è ora giunto al suo punto massimo, alla sua completezza in una nuova e vera conoscenza di se stessi, di Dio e della relazioni con gli altri, perché la vita spirituale non è una vita fatta di aria nebulosa, di propositi da fare sempre domani, ma è lasciar circolare nella ferialitá del tempo l’energia Pasquale, la forza dello Spirito nella nostra vita, nelle nostre relazioni.
La cosa più bella che ha fatto Gesù per l’uomo di ogni storia è stato semplicemente dire : Dio è qui senza che tu faccia o dica nulla, l’unica cosa da fare è accorgerti della sua presenza, anche lì dove ti sembra impossibile, poiché solo quando riusciamo a trovare la nostra ombra ontologica, esistenziale, lì abbiamo la possibilità di far splendere la nostra luce,
Quando Gesù chiama a conversione non lo fa mai come Giovanni Battista, non chiede mai una conversione penitenziale, ma chiede qualcosa di più radicale,come con Nicodemo, chiede di rinascere, una conversione capace di smontare tutto, di rimetterci in gioco, di ritrovare la nostra vera umanità, di rinascere dallo spirito, dal vento. Perché la meta della Pasqua della vita non è quella di diventare angeli, ma di restare fedeli al progetto di Dio, come ha fatto Gesù , fino alla fine, e il progetto di Dio per noi si chiama uomo.
La festa di Pentecoste nasce come una festa agricola, successivamente il popolo ebraico gli ha attribuito un significato religioso, ricordando in quel giorno il dono della legge a Mosè, ebbene per le prime comunità cristiane proprio in questa stessa ricorrenza , a cinquanta giorni dopo la Pasqua, arriva il dono dello spirito, la vecchia alleanza fondata sulla lettera è finita, ora in Gesù vi è solo la nuova alleanza dello Spirito.
Negli atti degli apostoli Luca tutto avviene al compiersi del giorno di Pentecoste,che non vuol dire che era finita la giornata, che era il tramonto, poiché al v.15 ci viene detto che sono le nove del mattino, ma che questo giorno è il compimento del cammino Pasquale, la meta della vita cristiana non una struttura rigida e incasellante ma la dinamicità dello spirito della Pentecoste. Erano tutti insieme nello stesso luogo, per Luca tutti sta per tutta la chiesa così come era in quel momento, è questa universalità dello spirito che gli interessa affermare.
Ovviamente le immagini che Luca utilizza per descrivere lo Spirito, non dobbiamo ridurle a puro fatto di cronaca, non pensiamo solo ad una stanza con delle fiammelle che non si spengono con tutto quel vento, sono immagini delle teofanie vetero testamentarie che hanno un significato che va ben oltre il dato cronistico, il primo elemento è uditivo, “fragore”, come il tuono e la voce che accompagnavano le manifestazioni di Dio per Isaia, nei salmi o nel deuteronomio, accompagnato dal vento, dalla ruah della genesi, qui sta nascendo una cosa nuova, qui si sta creando un nuovo modo di essere in relazione con se stessi, con gli altri e con Dio, qui il vento e lo spirito li senti, ma non li afferri, nessuno può essergli padrone o proprietario, non è vendibile nè acquistabile, va solo accolto così com’è. Il secondo fenomeno è di tipo visivo, lingue di fuoco, parole che bruciano, cariche di significato, di forza, di vita, calorose, vicine, umane.
La Pentecoste degli atti è un evento che ci porta sempre oltre, che eccede ad ogni nostra aspettativa, che si rivolge ancora a tutti in tutte le lingue, perché parlare la lingua dell’altro significa soprattutto averla prima ascoltata.
In Giovanni lo spirito della Pentecoste non arriva dopo 50 giorni, quello è il tempo della nostra comprensione dello spirito, siamo noi che abbiamo bisogno di tempo per capire, ma sulla croce è già Pasqua, è già Pentecoste perché è da lì che emise lo spirito. È a partire dalla nostra parte oscura, tenebrosa, infernale che facciamo Pasqua, in quel misterioso passaggio tra morte e vita, tante volte nella vita per liberarci e rinascere dobbiamo passare attraverso esperienze che giudichiamo moralmente fallimentari, ed è proprio lì che dobbiamo lasciarci dominare dallo spirito.
Questa pericope inizia a mio avviso in modo sorprendente, “se mi amate, osserverete”, abituati ad ascoltarla tante volte non ci facciamo più caso al fatto che Gesù sovverte completamente l’ordine non solo delle parole, ma del principio di ogni relazione, noi siamo stati educati che ad una buona osservanza corrisponde un premio, una “benevolenza” da parte di qualcuno, genitori, educatori, maestri, se fai bene ti dico bravo, se sbagli però ti becchi la punizione, quindi noi avremo detto “ se mi osserverete allora sarete amati”.
È invece no, prima di tutto, prima di ogni giudizio morale, prima dei bravi e dei cattivi, per il Dio che Gesù ci sta rivelando, viene l’amore, solo se amerete osserverete veramente, solo se prima amerete le vostre azioni, parole, relazioni avranno un altro sapore.
Si obbedisce solo per amore, ogni altro modo di compiere un comando è solo osservanza, ma non è obbedienza, e non per un amore fantastico, ma reale, fatto di azioni, di gesti, di impegno concreto, di scelte che possono cambiare la vita quando meno te lo aspetti.
Questa Pentecoste viene invece a darci una buona notizia ancora, che non siamo soli che non abbiamo bisogno di sforzi e meriti, che vi è uno Spirito che ci precede sempre, non solo quando le cose vanno male, non solo quando lo invochiamo, ma è Paraclito sempre, precede ed eccede alle nostre aspettative, ai nostri progetti, è sempre un passo oltre, in avanti a ciò che crediamo siamo possibile realizzare, Paraclito non è il suo nome e basta, ma la sua identità, la sua attitudine, la sua forma per essere presente, vicino, prossimo a tutela di ciò che siamo in verità.
L’amore donato, riconosciuto, vissuto permette a Dio di rendere visibile,il suo abitare in noi, permette a questa Parola, a questo Vangelo di essere concretamente realizzabile, altrimenti resta carta straccia.
Tutto il cammino Pasquale è quindi un processo di conoscenza, luminoso, di comunione, di scambio della vita eterna, di umanizzazione dell’umano, per questo siamo già cittadini del cielo abitati dallo spirito, cellula staminale che lavora e trasforma la vita dei singoli e delle comunità in cui le differenti lingue non sono omologate in una, ma comprensibili a tutti pur restando differenti, perché nella Pentecoste come anti- babele per eccellenza, parlare e ascoltare la lingua dell’altro è il dono più grande che lo spirito ci offre. Buona Pentecoste a tutti!
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