Il comandamento dell’Amore supera il dovere dei sentimentalismi

Lectio divina V domenica del tempo pasquale 20 Maggio 2019 Gv 13,31-33a.34-35

Il comandamento dell'Amore supera il dovere dei sentimentalismi
Il comandamento dell'Amore supera il dovere dei sentimentalismi

 

Il comandamento dell’Amore supera il dovere dei sentimentalismi

di Miriam D’Agostino ( Sr Myriam)

Ilcomandamento dell’Amore supera il dovere dei sentimentalismi, il comandamento dell’Amore ha un cotesto specifico, un’attenzione particolare, non sono parole butta lì quasi a caso, come i nostri “TVB” sui telefonini, si perchè l’Amore va comandato non ci viene spontaneo, non è nella mischia delle cose che facciamo, proviamo, sentiamo spontaneamente, a volte con tanta confusione.

Siamo al capitolo 13 di Giovanni, l’apice del racconto, l’inizio degli eventi della Pasqua, siamo al capitolo della lavanda dei piedi, del giorno in cui Gesù a mostrato ai suoi che il dono più grande che i suoi possono scambiarsi, è lavarsi i piedi vicendevolmente, ossia donarsi la Parola del vangelo reciprocamente, perchè “come sono belli i piedi di reca la buona notizia.” Proprio durante questo momento così importante per la comunità Gesù, parla del comandamento dell’Amore come qualcosa di nuovo, perchè?

“Vi do un comandamento nuovo che vi amiate gli uni gli altri”, sono le ultime  Parole che Gesù consegnerà ai suoi, il suo testamento spirituale, le sue ultime volontà, ciò che più di tutto voleva che di lui restasse in consegna: l’Amore. 

In amore nessuno nasce “imparato”,  abbiamo tutti necessariamente bisogno di essere educati ad amare, abbiamo tutti bisogno di un Maestro in Amore, di qualcuno che nella vita ci abbia mostrato e poi anche parlato dell’amore, perchè da soli non avremmo mai potuto imparare a tendere la mano a nessuno, a condividere un pezzo di pane, ad accompagnare qualcuno ad attraversare la strada, a compiere azioni feconde dove per una volta, al centro della mia vita non ci sono più “io” e basta, ma “tu” e poi “noi”.

La misura dell’Amore sta tutta in quel “come io”, non possiamo noi darci il limite, la misura, la quantità giusta per amare, il più o il meno a seconda di chi ci sta più simpatico, o di chi rompe meno le scatole, non stiamo parlando qui delle farfalline nello stomaco, pur necessarie nel cammino di “educazione all’Amore“, ma stiamo parlando della totale e incondizionata fuori uscita dal proprio egoismo, dal proprio comodo, dal proprio tornaconto, anche sottile, anche implicito, anche nascosto, per il bene dell’altro, non di quello che noi vorremmo che l’altro facesse di bene in nostro favore.

 

Non ci distinguiamo per delle belle liturgie, per dei bei canti, dei lunghi banchetti, delle pompose cerimonie, per gli abiti che indossiamo, per le riverenze che facciamo, l’unico segno distintivo della vita cristiana che nel Vangelo di oggi ci verrà “comandato” è quello dell’Amore reciproco.

Non è buonismo, non è perbenismo, non è comodità, non è sentimentalismo al quale si fa fatica a restare fedeli, non è un compromesso tu mi dai una carezza, io ti offro un giro in barca, non è l’accontentare le pretese dell’altro o le proprie, ma è il saper donare in un gesto tutta la novità evangelica di una Parola che ci rende liberi di Amare.

Buona domenica a tutti!

Il comandamento dell’Amore supera il dovere dei sentimentalismi

 

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