Incarnati nella Parola progettuale del Padre
di Miriam D’Agostino (Sr Myriam)
Sintesi di tutto il Vangelo, il Prologo di Giovanni che ogni anno viene proclamato il giorno di Natale, è un testo sempre sorprendente, da meditare, scoprire, fuori e oltre le nostre piccole aspettative/pretese che di questo giorno abbiamo.
Otto parole fondamentali per questo nuovo Natale, per questa nuova storia che chiede ancora di essere incarnata, vissuta, sudata: principio (archè), parola (logos), vita (zoè), luce (phos), carne (sarx), grazia (charis),verità (aletheia) e la gloria (doxa).
Un principio in eterno divenire, che supera le coordinate spaziali e temporali e ci porta a riconsiderare profondamente i nostri principi, ciò che da inizio alle nostre giornate di sole, alle nostre motivazioni, ai nostri perchè, a volte è necessari riconsiderare tutto a partire da un principio che viene prima ancora di noi.
Non è un “verbo”da coniugare al passato o all’infinito, ma è una Parola progettuale, fattibile, costruttiva e sempre costruibile, una Parola che desidera prendere l’unica forma dell’Amore; una Parola che dice tutto anche quando sta in silenzio, che realizza ciò che annuncia.
Di quanta vita abbiamo bisogno, e non di una vita biologica e basta (bios) , ma di una vita che include tutto, che non esclude nessuno, di una vita che riconosce di essere espressione del Padre, di una Vita che ha sapore e che sa assaporare oltre quello che ha imparato a mangiare.
Tutto avvolto da una grande luce, che non confligge con le tenebre, che non è violenta, ma che semplicemente sta, è quell’evidenza della Vita a partire dalla Parola, è quell’esserci senza arroganza, è la percettibilità, la visibilità della Vita. Per il solo fatto che la luce è, le tenebre arretrano, provate a mettere un fiammifero in un teatro vuoto.
Luce che prende corpo in una carne, in una carne vera fragile e tenera, povera e grandiosa, capace di donare e di trattenere, in una carne che necessariamente si specchia nella sua creaturalità, nel suo non essere onnipotente, nel suo viversi e donarsi con grazia e verità, ossia in un amore leale, senza ricatti, compromessi, mezzucci,strategie di piccole vendette, ma leale, anche se imperfetto.
Tutto questo da gloria alla nostra vita, non perchè ci sono angioletti con le trombette pronti a cantare, ma perchè la gloria è il senso della vita, il peso l’importanza che dai alla tua storia, è la dignità di cui siamo impastati, è la bellezza di essere uomini e donne, perchè a Natale il vero paradosso è il nascere di Dio.
Buona domenica e buon Natale a tutti.
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