Lectio Divina. Domenica 3 maggio 2015
Gv 15, 1-8
La vite è una delle piante da frutta di cui bisogna aver maggior cura e attenzione, non la puoi piantare, e lasciare che faccia da sola, per poi farti rivedere al tempo dei frutti, quando è ora di raccogliere.
No! La vigna non è un rovo di more selvatiche, ma in ogni stagione richiede un lavoro ben preciso e accurato da parte del contadino. In inverno si pota, in primavera si concima, in estate si esegue la sfogliatura e infine in autunno si raccoglie, quello della vigna è un impegno quotidiano.
“Io sono la vite vera, mio Padre è l’agricoltore”, attenzione a queste parole che Giovanni attribuisce a Gesù, a volte la diamo per scontate, senza averle comprese veramente.
Che significa essere vite? che immagine è? A cosa si riferisce? Nell’AT la vigna è l’immagine per eccellenza con la quale si identifica il popolo di Israele, vigna che Dio stesso ha piantato, popolo eletto, popolo dell’alleanza, popolo entro cui vi è la salvezza. È fin qui tutto può sembrarci apposto, secondo le nostre categorie, fai parte della vigna, del gregge e sei salvo. Ma prestando attenzione alle parole di Gesù le cose non stanno proprio così. La vite non è stata piantata e basta, ma è Lui la vite, quella vera; vuol dire che quella di prima era falsa?
No! Ma forse non era completa, perché mancava Lui. La vite vera è solo quella in cui vi è Cristo.
Ma ancora niente di nuovo sotto il sole! Qual è allora la novità evangelica di questo passo? Io credo si trovi nel fatto che una vite si definisce tale perché ha dei tralci altrimenti sarebbe solo un tronco di vite. Cristo non è mai senza l’uomo.
Dio e l’uomo hanno smesso di contendersi, hanno smesso di giudicarsi, di scomunicarsi a vicenda, ma si sono comunicati, si sono finalmente incontrati nella persona di Cristo grazie alla vitalità, all’energia vitale, alla linfa dello Spirito Santo.
È importante notare come il capitolo 15 di Giovanni, di cui domenica ascolteremo la prima parte, si trovi all’interno del lungo discorso che Gesù fa hai suoi e che inizia al cap.13 con la lavanda dei piedi e termina al cap.18 prima del suo arresto. Sono le ultime parole, quelle di consegna, quelle che si ricordano per sempre.
Tagliare e potare, in entrambi i casi vi è una separazione, in entrambi i casi si compie una azione dolorosa, in entrambi i casi, se osservate un ramo appena reciso vi è una lacrima di linfa, qual è dunque la differenza? Si taglia in estate, quando nell’osservare la pianta ci si accorge che vi sono solo foglie, che quel tralcio ha ricevuto linfa, ma l’ha trattenuta tutta per se è invece di esplodere in frutto e implosa in foglie. Un po’ come quando crediamo che la salvezza, la felicità, la vita eterna siano premi da conquistare da noi cristiani con grandi sforzi, o forse “forzature”e il risultato è solo tanta apparenza, un formalismo privo di contenuti, che non ha gusto, non ha sapore, che non si lascia mangiare, una fede fai da te che invece di lasciar circolare amore, ognuno la trattiene per se, e si ferma nelle sacrestie.
La potatura invece è un taglio fecondo, fermo, deciso, che permette alla vite di produrre frutti; ma attenzione, il frutto non è la quantità delle buone azioni, delle elemosine, dei gesti simil caritatevoli che compiamo, non sono le ore di preghiera, ma il frutto è la pienezza di vita dell’uomo, di ogni uomo, di ogni donna, di ogni storia, il frutto è ciò che dice Paolo nella lettera ai Galati 5,22 “il frutto dello spirito è amore, gioia, pace, pazienza..”, il frutto di una vita potata non è il decoroso rispetto del catechismo della chiesa cattolica, ma il valore più alto della vita dell’uomo così da poter cantare con il salmista “mi hai fatto come un prodigio”.
Una vita potata è una vita donata, che non si risparmia, che riconosce nel profugo, nella donna, nel bambino, nell’anziano, nel malato, nel depresso, nell’emarginato, in chi non può dirti grazie il luogo in cui Dio si rivela, si manifesta, ti aspetta, ti tende la mano, e se riesce ti lascia un sorriso.
E allora sì che saremo uomini e donne pasquali, pronti a far circolare la forza vitale del Risorto nelle nostre relazioni, nei nostri ambienti familiari e di lavoro, nelle nostre chiese locali, nelle nostre comunità religiose, in ogni quotidiano che ha bisogno di gustare dei frutti dello Spirito.
Buona domenica a tutti!
Grazie Myriam sembri proprio un’ esperta contadina…e frequentatrice dei campi e della Parola del Signore…si legge bene, e’ profondo e attuale.
Ti aspettiamo domenica prossima
Brava miiiiii ❤❤
ok miriam sempre cosi.
..una lettura leggera e fresca..una folata di vento che attraversa limpida molti scenari e riconduce serenamente al proprio..cin cin!
INNANZITUTTO FINALMENTE E’ ARRIVATO IL SITO. INERENTE AL VANGELO E AL TUO SEMPLICE E INTENSO COMMENTO NON CI SONO PAROLE MA MI VERREBBE DA DIRE CHE COME E’ VERO CHE ALLA TEORIA CI VUOLE TANTA PRATICA E DAL TUO PARLARE C’E’ PRATICA VISSUTA SIA NEL CONOSCERE DA VICINO LA VIGNA (CHE ORMAI LI’ SIETE ESPERTISSIME) E SIA NELL’INCARNARE E DONARLO AD ALTRI L’AMORE DI GESU’,UN GESU’ VIVO E CARITATEVOLE,DOVE CON TANTA PAZIENZA,CARITA’ E AMORE OGNI GIORNO CI SOSTIENE E DOVE ANCHE NOI SIAMO CHIAMATI AD AVERE TANTA PAZIENZA AMORE E CARITA’ VERSO LA NOSTRA STORIA E VERSO GLI ALTRI . INTERESSANTE CIO CHE DICEVI OSSIA:Dio e l’uomo hanno smesso di contendersi, hanno smesso di giudicarsi, di scomunicarsi a vicenda, ma si sono comunicati, si sono finalmente incontrati E CIO’ MI RIEMPIE DI GIOIA PERCHE QUESTO E’ FARE PASQUA QUESTO E’ IL VERO MIRACOLO . BELLISSIMA ANCHE LA DIFFERENZA TRA TAGLIARE E POTARE ED E ‘ PROPRIO VERO USCIRE DALLE CHIESE DALLE SACRESTIE E ANDARE VERSO IL MONDO,SEMINARE TANTO E RICEVERE TANTE ESPERIENZA DIVERSE E SE IL CASO RACCOGLIERE E SOPRATTUTO COME DICEVI TU ”e se riesce ti lascia un sorriso. TUTTO CIO’ L’HO CAPITO GRAZIE ALLA MADRE NOEMI,SUOR MYRIAM,SUOR DEBORAHHH E A TUTTI VOI.GRAZIE GRAZIE GRAZIE
Cara Miriam potresti fornirmi quale spunto x la seconda lettura…magari entro stasera Ke devo ammonirla? Grazie un abbraccio
Ottimo Miriam….
Sono d’accordo con Sasi , davvero bella la differenza tra tagliare e potare !!!!
Luigi carissimo, nell’introduzione alla seconda lettura non sta a te dare i contenuti o anticipare quella che sarà la proclamazione della Parola di Dio, a te spetta invitare chi partecipa all’eucarestia all’ascolto, ad un ascolto attivo, vivo, che desidera e che ha bisogno di pienezza di vita…..non sta a me “dare” suggerimenti io ho messo in comune solo la mia lectio divina sul Vangelo…buona domenica, così potresti iniziare!!!
Se si fosse più aperti rispetto alla vita, quella di tutti i giorni, così come Suor Myriam e le sue sorelle vivremmo in un mondo fatto di uguaglianza e rispetto del vicino, diverso o simile a noi, per colore, età, religione e sessualità che sia. Queste parole sono linfa vitale per un percorso più sereno e meno angoscioso…eppure, purtroppo, c’è chi finge di averle lette e comprese, convinto di mettere in atto la parola del signore, e invece va per la sua strada chiuso nella propria interpretazione di carita, amore e cristianità, chiuso in 4 mura, che per quanto sacre esse siano, non raccolgono il mondo intero, che è fatto anche di moltissime persone che in chiesa non ci entrano per il timore tramandatogli. Queste Sorelle, hanno tanto da insegnarci, a noi tutti, cristiani e non, neocatecumeni o non praticanti. L’ amore che c’è nelle vostre parole e azioni dovrebbe essere distribuito nelle acque del mondo intero.
Un caro saluto
Saluti
Grazie di condividere con noi le tue riflessioni…..
Si comprende dalle tue parole che hai comunicato ….con il Cristo Prega per noi e con noi affinché possiamo ricevere la stessa grazia
È brava sorelli’