Lectio divina. Domenica 9 agosto 2015
Giovanni 6, 41-46
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Quanto ormai ci siamo assuefatti alla pratica della mormorazione scontata, banale, senza scrupoli, spietata, fuori luogo, interessata a coprire vuoti e mancanze che non abbiamo il coraggio di cercare nelle nostre vite e invece siamo pronti e attenti a sindacare in quelle degli altri; quanto siamo bravi in virtù dei nostri preconcetti a stabilire chi o cosa debba essere degno di accostarsi al sacro, alle nostre liturgie, ai nostri riti; quanto siamo attenti a sapere tutto di tutti, ad analizzare le minuzie del passato degli altri, del presente di chi abbiamo accanto intralciandogli il futuro con un nostro giudizio, una nostra risposta dura e pregiudizievole…e a questo punto non so se concludere questo pensiero con un punto interrogativo o con uno esclamativo, perché il limite tra interrogativo e certezza è cosi labile e fumoso che sembra quasi non esserci.
Domenica prosegue questo capitolo così impegnativo e misterioso di Marco in cui non dobbiamo perdere di vista la stella polare che ci conduce, nonostante il mistero, il sorprendete e l’inedito della novità che sempre l’evangelo ci consegna, “ io sono il pane della vita”.Gesù è sempre una vita in eccedenza, che ci precede e spesso ci supera, più grande delle nostre pance, delle nostre mani, delle nostre menti, dei nostri bisogni, desideri, sogni, perché è sempre Lui il primo ad essere pronto all’incontro con noi. L’esperienza straordinaria e sorprendente è proprio qui, l’incontro con Gesù pane di Vita non avviene quando noi decidiamo di partire dalle nostre presunte sicurezze e allora anche Lui dall’altra parte, che non sappiamo nemmeno bene dove sia , si muove per venirci incontro, come se ci stesse facendo un piacere, no! Lui è già lì, al di là dell’immagine che di Lui ci siamo fatti, è già lì pronto a farsi gustare, così vicino a noi da rendersi commestibile, contaminato dalle nostre storie.
Non è il pane del sostentamento quotidiano, del piccolo, del meschino, dell’individualismo che sazia la nostra fame, perché domani ne vorremmo ancora, insaziabili saremmo ancora lì vicini alla morte ad attendere qualcosa che sopperisca alla nostra miseria. La consegna che Gesù ci offre è un’altra, è fuori da tutto questo, perché è Lui stesso il PANE vivo e di vita, che si fa dono eterno, indistruttibile, di cui nessuno può privarci all’ infuori di noi stessi.
Allora l’augurio per questa domenica per me e per voi è proprio questo: saper vedere nell’inedito, nell’ inaspettato che ci viene accanto e che credevamo essere altrimenti, quel Pane di vita che ci rende pienamente vivi in eterno, nell’unica dimensione fuori del tempo, quella del dono.
Buona domenica a tutti!
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